domenica 5 marzo 2017

If I were a painter


MIMMO ROTELLA 
(Catanzaro, 7 ottobre 1918 – Milano, 8 gennaio 2006)

Mimmo Rotella è sicuramente uno dei personaggi più importanti e innovativi della scena artistica della seconda metà del XX secolo in Italia. L’esperienza artistica di Rotella muove i primi passi nel campo della pittura più classica, dovuto sopratutto dalla sua formazione classica appresa presso l’Accademia di Belle Arti di Napoli, sia per tecnica che per soggetti fino a giungere ad una svolta astratto-geometrica influenzata da Kandinskij e Mondrian. Ma quello che renderà l’artista noto ai contemporanei e ai posteri solo le opere, composte a partire dagli anni ’50, nelle quali abbandona le tecniche classiche per dedicarsi allo studio dei manifesti pubblicitari come espressione artistica. Parallelamente alla produzione iconografica Rotella si dedica anche alla composizione di poemi fonetici e scritti legati all’Epistaltismo, filone che lega il linguaggio poetico ad una serie di suoni tonali ed armonici. 

“Ero giunto alla conclusione che tutto ormai, in pittura, fosse stato fatto. Una mattina del ’53, mi trovavo nel centro di Roma, e osservavo i muri completamente tappezzati di manifesti pubblicitari lacerati. Ciò mi colpì moltissimo, e pensai: ‘Ecco le nuove immagini che io devo dare al pubblico’. Nessuno aveva mai fatto questo. Così è nato il décollage: è stata una sorta di illuminazione zen”

Con queste parole Mimmo stesso definisce la “folgorazione” che nel ’53, dopo un periodo di crisi artistica, lo porto a scoprire un linguaggio artistico legato al forte sviluppo in quegli anni della pubblicità e di tutto il mondo iconografico a questa legato.
Lavorando in questo modo, sfruttando i materiali provenienti dalla realtà quotidiana come i prodotti di consumo e i volti celebri delle star del cinema, l’artista può essere avvicinato ai movimenti artisti che stavano pervadendo in quel momento il mondo come la Pop-Art americana con Warhol o il Nouveau Réalism di Pierre Restany.
L’arte di Rotella diventa quindi una sovrapposizione di manifesti staccati, di immagini, di nomi e di universi evocati che vengono mischiati insieme dal gesto dello strappo che, come nei tagli di Fontana, segnano e definisco le opere.

Nell’opera “Cinemascope II” del 1962, Rotella gioca con un grande manifesto cinematografico di “Follia dell’anno” di Walter Lang del 54 nel quale troneggia l’immagine di una Marilyn Monroe sorridente che attraverso i suoi “strappi” sembra quasi voler deturpare fino a toglierle quel sorriso “finto” che incarna l’utopia americana della società del consumo. 


Cinemascope II, 1962


GASTONE NOVELLI
(Vienna, 1925 – Milano, dicembre 1968)

Gastone Novelli opera nel grande vortice delle avanguardie che negli anni sessanta travolto il mondo dell’arte in Italia. 
La formazione di Novelli inizia presso l’Accademia di Belle Arti di Vienna con una dei corsi di scultura ma la scoperta della sua vena artistica avverrà sono bel 1948  in un soggiorno in Brasile. Qui Novelli inizia a dipingere ed avvia una piccola attività legata al design e agli allestimenti. Sarà proprio l’incontro con le avanguardie brasiliane e internazionali ad influenzare la prima parte della sua produzione artistica e che lo porteranno ad abbandonare il linguaggio espressionista delle prima opere a favore di un’astrazione concretista. 
Con il ritorno in Italia nel 1955, Novelli si inserisce nella correte dell’arte informale. Qui inizia una sperimentazione legata alla grafica con degli amici poeti che porterà alla realizzazione di una serie di opere e strip da fumetto sui testi estrapolati dalla fraseologia dei fotoromanzi e dei film. 


Proprio questo ultimo periodo è quello più prolifico della produzione di Novelli. Le opere di questo periodo, come Poetry Reading Tour del 1961, sono una fusione dell’esperienza della pittura, sopratutto nell’utilizzo dei colori e delle geometrie che compongo le partiture delle opere, e i caratteri provenienti dagli studi legati alla grafica che compongo testi e parole inseriti all’interno delle opere.


Poetry Reading Tour, 1962

Entrambi gli artisti scelti, per il modo in cui lavorano, hanno riportato alla mia mente il ricordo della periferia. Entrambi infatti sovrappongo o affiancano elementi, simili e non, per comporre l'immagine finale cosi come nella realtà della periferia si trovavano a convivere realtà diverse, non solo legate alla sfera umana che le popolano, ma anche alla moltitudine di tipologie edilizie che dialogano e si confondo, più o meno, con l'identità del luogo su cui sorgono e con la natura che si trova a riempire spazi lasciati vuoti dall'incuria o dall'assenza di una destinazione d'uso. I vuoti urbani posso essere quindi visti come gli "strappi" che Rotella apporta sui manifesti o le forme geometriche lasciate vuote da Novelli nei suoi quadri, come fosse opportunità da cogliere per raggiungere l'interezza.